Sisto V

Quarto di sette figli, Felice Peretti nacque a Grottammare, nell’odierna provincia di Ascoli Piceno il 13 dicembre 1521 da Mariana, oriunda di Camerino, e Piergentile, cittadino montaltese messo al bando per ragioni politiche all’indomani della guerra tra il ducato di Urbino e papa Leone X. Nel paese dell’esilio paterno Felice trascorse un’infanzia povera della quale egli stesso ricorderà più tardi, non senza qualche compiacimento, “d’essere stato alla campagna a pascere i porci, d’aver tagliato la legna, raccolta la cicoria alla foresta, zappato l’orto”. A sette anni, grazie al suo ingegno vivace, fu preso sotto la custodia di fra Salvatore Ricci, zio materno, che lo introdusse al noviziato presso i frati Minori Conventuali di San Francesco alle Fratte in Montalto. Qui frequentò con profitto la scuola pubblica, emettendo i voti nel 1536.

Compiuto il triennio filosofico tra Fermo, Pesaro, Jesi e Roccacontrada, il 1 settembre 1540 si recò presso l’istituto teologico di Ferrara per completare la sua formazione; tre anni più tardi fu trasferito prima a Bologna poi a Rimini, come baccelliere del locale convento, e di qui a Siena, dove nel 1547 venne ordinato sacerdote. Tornato quindi nelle Marche, conseguì la laurea a Fermo il 22 luglio 154. Il cardinale Rodolfo Pio da Carpi gli affidò l’incarico di reggente dello studio teologico conventuale di Siena (1549), al quale fece seguito, negli anni 1553-56, quello di reggente a Napoli, fino all’arrivo a Roma nel 1556 per volontà di Giulio III che lo nominò teologo presso il Consiglio Preparatorio per la riapertura del Concilio di Trento.

In quello stesso anno il Capitolo Generale di Brescia lo destinò a Venezia con il compito di governare il convento di Santa Maria Gloriosa dei Frari e porre fine ai gravi dissapori da tempo sorti fra i religiosi. Contemporaneamente, il cardinale Carpi gli affidò la carica di inquisitore per la città e il Dominio Veneto, incarico che assolse con tenacia nonostante le molteplici resistenze opposte dal governo della Serenissima. Grazie anche a questa severa opera riformatrice, in linea con i precetti che il Concilio di Trento andava elaborando proprio in quegli anni, fra Felice venne richiamato a Roma e di qui inviato in Spagna per concludere il processo contro l’arcivescovo di Toledo Bartolomeo Carranza.

Al ritorno, il nuovo pontefice Pio V (1566-1572), suo amico e protettore, lo nominò Vicario Generale dell’Ordine, quindi vescovo di Sant’Agata dei Goti e, il 18 maggio 1570, lo innalzò al cardinalato con il titolo di San Girolamo degli Schiavoni. Da questo momento divenne noto con l’appellativo di Cardinale Montalto, portando anche nel nome il ricordo della terra marchigiana, con la quale tornò ad avere rapporti dal 1571 al 1577 come reggente della sede vescovile di Fermo.

Il pontificato di Gregorio XIII Boncompagni (1572-1585), avverso ai religiosi e nemico personale del Peretti, segnò un periodo di disgrazia nel quale il Nostro, escluso da ogni incarico, fu costretto ad un ritiro forzato presso la sua villa romana, durante il quale si dedicò a rivedere scritti dei Padri della Chiesa e alla costruzione di talune opere edilizie. Morto papa Gregorio, egli prese parte al conclave del 21 aprile 1585, dal quale, tre giorni più tardi, uscirà papa con il nome di Sisto V.

I cinque anni di regno che seguirono furono tra i più intensi e memorabili della storia del papato. La ferrea determinazione del pontefice e la rigorosa osservanza dei precetti tridentini lo condussero, anzitutto, a riformare l’ordinamento dello Stato Pontificio, fissando a settanta il numero dei membri del Sacro Collegio e incrementando le congregazioni cardinalizie; quindi a dedicarsi con straordinaria efficacia alla repressione del banditismo, allora imperversante anche nell’Urbe, promulgando, contro i malfattori e coloro che li avessero protetti o favoriti, leggi severissime che fece applicare con intransigenza. Riorganizzò le finanze statali riuscendo ad accumulare, presso i forzieri di Castel Sant’Angelo, una straordinaria fortuna che gli meritò la fama di sovrano più ricco d’Europa e che assicurò prosperità alla Chiesa fino all’epoca napoleonica. Si occupò di approvvigionare lo Stato sia di risorse idriche sia di alimenti, convogliando nell’Urbe l’Acqua detta ‘Felice’ e tentando il prosciugamento delle Paludi Pontine per incentivare l’agricoltura e liberare la popolazione dalla malaria.

Importantissima la sua attività di mecenate, attraverso la quale rafforzò sensibilmente l’immagine del papato, restituendo a Roma l’aspetto di una capitale moderna. Allo scopo incaricò l’architetto Domenico Fontana di sistemarne l’assetto viario per collegare tra loro le principali basiliche, ciascuna contrassegnata dalla presenza di un obelisco, fatto erigere nella piazza corrispondente. Molte le costruzioni di rilievo fatte eseguite dal pontefice. Tra queste si rammentano il Palazzo Lateranense, la Cappella Sistina di Santa Maria Maggiore e l’involucro architettonico della Scala Santa. Papa Sisto portò a compimento anche il palazzo del Quirinale, presso cui fece porre le statue romane dei Dioscuri, provenienti dalle Terme di Costantino, ai lati di una fontana dell’Acqua Felice.

Gli intensi sforzi volti ad accrescere la stabilità e la magnificenza della Chiesa non avevano impedito al pontefice, com’è noto, di favorire in ogni modo anche le native Marche, promovendo opere pubbliche ed elevando a sede diocesana le città di Camerino, Tolentino, San Severino, Loreto e Montalto. Nel palazzo del Quirinale, che diverrà residenza abituale dei sommi pontefici, la morte lo colse il 27 agosto del 1590, dopo soli cinque anni di regno, durante i quali riuscì a modificare sensibilmente la struttura politico-economica dello Stato e il volto di Roma.

Sisto V e i suoi rapporti con Grottammare

La disputa tra Montalto e Grottammare circa il luogo di nascita di Sisto v, ha origini assai remote, risalenti al secolo XVII. È però ormai assodato che Felice Peretti (nome di Sisto V prima del pontificato) nasce a Grottammare, da famiglia di sicure e antiche origini montaltesi, nel dicembre 1521. Dunque, luogo di nascita fortuito, dovuto alla fuga dei suoi genitori in seguito alla guerra fra Leone X e il duca di Urbino.

Già da Cardinale il Peretti onora la sua “patria carissima” di Montalto con la fondazione di una scuola e altre donazioni, ma la sua attenzione aumenta quando nel 1585 diviene Papa: concede somme di denaro, il diritto della nomina diretta del Podestà, permette il libero commercio, oltre all’esenzione delle tasse, fino a donare, nel 1586, il preziosissimo reliquiario eccellente opera di alta oreficeria di scuola parigina attualmente conservato nella locale sede museale. Dopo aver eretto Montalto al rango di città e di Diocesi gli concede anche di essere il centro giuridico e amministrativo del Presidiato, fino a fondare una Zecca che battesse autonomamente moneta.

Altrettanto onorata è stata Grottammare, la città che aveva visto nascere Sisto V. appena eletto Papa vuole formarvi una scuola pubblica, così da consentire agli alunni il passaggio diretto agli studi di medicina, legge e filosofia. Più tardi, concede a due giovani di grottammare dei posti presso il Collegio Montalto di Bologna e crea infine un Monte frumentario e un Monte di pegni. In corrispondenza dei grandi lavori edilizi di Montalto, inoltre, Sisto V vuole erigere, nel luogo della sua casa natale, una chiesa dedicata a S. Lucia (giorno della sua nascita) chiamando l’architetto Domenico Fontana. Il Papa attribuisce un’importanza particolare alla costruzione della chiesa, e ciò è testimoniato dalle preziose suppellettili custodite, tra cui il calice e i paramenti. Purtroppo la morte di Sisto V sopravviene il 23 agosto 1590 quando la chiesa era appena iniziata ed è quindi sua sorella Camilla a portare a termine l’operazione, nel 1595, con una spesa di oltre 25.000 scudi. Di lì a pochi anni la chiesa verrà elevata al rango di collegiata da Clemente VIII.

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